Lione - Opéra de Lyon: L'enchanteresse
Grande apertura quest’anno per il Festival di Lione "Viens et Destin" con la prima assoluta nazionale di Čarodejka (L’enchanteresse) di Pëtr Il'ič Čajkovskij, un’opera finora rappresentata quasi esclusivamente in Russia al teatro Maarinskij ed al Bolshoi, che, per quanto riguarda l’Italia, ha calcato per la prima volta le scene solo nel 2017 al San Carlo di Napoli con il titolo de L’incantatrice.
Particolarmente felice la scelta di Daniele Rustioni di eseguire la partitura per intero, senza i due tagli ‘tradizionali’ nel primo e nel quarto atto, così da poter sfruttare appieno nella fase iniziale i comprimari che rappresentano gli amici radunati attorno alla protagonista, ben evidenziando il forte influsso della canzone popolare e folkloristica che è uno dei tratti distintivi di quest’opera.
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Musicalmente ci si trova di fronte ad un’opera di difficile esecuzione, di impatto non immediato, fatta di una serie di ariosi, duetti e scene di insieme, con i cantanti che si trovano spesso scoperti senza il supporto dell’orchestra che ne possa sostenere l’intonazione. Qualitativamente la composizione è tutta un crescendo, a partire dalla splendida aria di Kouma del primo atto, fino al finale in cui il coro canta un magnifico lamento, intriso di dolcezza e di rimandi ad alcuni canti della liturgia ortodossa. L’amore con cui il compositore trattò quest’opera, confermato anche dal fatto che egli stesso ammise di provare una sorta di identificazione personale con la giovane Kouma, è comunque subito evidente all’orecchio, soprattutto ascoltando l’intensissimo terzo atto, già definito da Čajkovskij stesso il migliore.
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L’ottima bacchetta di Daniele Rustioni punta ad una esecuzione che fa delle sonorità del forte e del fortissimo la propria cifra distintiva, in perfetto accordo con quel crescendo di passioni che lacera l’anima dei protagonisti. A dir poco splendida l’esecuzione del coro finale, simile quasi ad un lungo singhiozzo. La direzione è sicura, alla costante ricerca di un equilibrio sonoro che Rustioni, nonostante la difficoltà della partitura, riesce a raggiungere sempre appieno, volto come è ad imprimere ad ogni nota, anche attraverso l’impeto del gesto, un’impronta di carattere e una ricchezza di colori davvero non trascurabili.
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Straordinariamente compatto e ben preparato il Coro dell’Opéra de Lyon.
Simone Manfredini, Operaclick